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Il Museo delle promesse infrante: un libro sull’incertezza

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Incertezza: è questo il termine che ho scelto per riassumere al meglio il libro di Elizabeth Buchan, pubblicato da Editrice Nord. È la sensazione che avvolge tutti i personaggi che si muovono tra Parigi, Praga e Berlino, portandosi dietro questa nebbia dal proprio passato e dal delicato periodo storico che stanno vivendo: la Praga degli anni ’80, sotto il controllo del Partito Comunista, una Berlino che ancora porta dentro di sé gli strascichi economici e psicologici del Muro.

La trama del libro

Laure Carlyle è la fondatrice di un piccolo e peculiare museo al centro di Parigi: il Museo delle Promesse Infrante. Un luogo in cui vengono custoditi oggetti di ogni tipo, simbolo di una promessa che non è stata mantenuta, che è stata tradita o dimenticata. C’è il dente di, a cui il padre aveva promesso di tornare. La coperta di una bambina mai nata. Un biglietto del treno, le scritte che reca sono in ceco: l’inizio di un viaggio che l’ha portato a Parigi, primo prezioso cimelio per il Museo delle Promesse infrante.

Un luogo nato per permettere alle persone di affrontare il proprio passato, lasciarsi curare. Un tempio di catarsi per chi consegna qualcosa e per chi, visitando le sale, si confronta con le storie che raccontano.

Storie come quella di Laure, che molti anni prima, prima del Museo, prima del suo lavoro come curatrice, lavorava a Praga come ragazza alla pari per i Kobe, un’importante famiglia legata al Partito Comunista. A Praga aveva conosciuto una realtà diversa da quella dell’Inghilterra e della Francia in cui era nata e cresciuta. In una città in cui anche cantare poteva costituire un reato, aveva scoperto l’amore, ma anche la paura. L’orrore di sentirsi seguiti, spiati. Il terrore di essere scoperti. Il dolore di dover zittire la propria voce e alzare il volume dei propri pensieri. Il desiderio disperato di trasparenza in un mondo in cui tutti sembrano capaci di mentire, in cui hanno imparato per sopravvivere, da un parte e dall’altra della barricata.

Amare un dissidente, quando sei al servizio di una famiglia che sostiene lo Stato, non è solo pericoloso, ma sfiancante. Chi sta mentendo, chi la sta usando?

È una domanda alla quale Laure non riesce a rispondere per molti anni. La risposta la cercherà disperatamente: da Praga a Berlino a Parigi.

Recensione e opinioni

Il Museo delle Promesse infrante mantiene la sua, di promessa? Non ne sono del tutto convinta.

Come dicevo all’inizio, è un romanzo fondato sull’incertezza: del futuro, della verità. I personaggi vivono vincolati a un passato che li fa procedere nella vita a tentoni. Praga 1986. Berlino 1996. Parigi oggi. Laure passa questi anni prendendo boccate d’aria, in apnea, mentre va  avanti. A volte il desiderio di scoprire la verità è più bruciante, altre cerca di assopirlo. Ma non svanisce mai. Ogni evento è l’occasione opportuna per ricordarle che lei è la prima a non aver davvero fatto pace con il proprio passato e con la propria promessa mancata.

La verità sulla sorte di Tomas, tradito da qualcuno nel tentativo di fuggire da Praga e dalla polizia, è un mistero che la perseguita e divora. Chi lo ha tradito? Come lo hanno scoperto? Chi ha fermato la sua fuga verso la libertà e lo ha consegnato a morte quasi certa?

Queste domande la inseguono anche per le strade di Parigi, insieme ai fantasmi di quegli anni lontani, alla sensazione di essere seguita della quale non è mai riuscita a liberarsi del tutto.

Il romanzo di Elizabeth Buchan procede di una serie di salti tra presente e passato, nel tentativo di sciogliere questa matassa, ripercorrendo la storia di Laure, di Tomas, di Petr Kobe, come nella sua testa la donna ha fatto migliaia di volte nel tentativo di trovare le risposte o le giuste domande.

Le risposte in un certo senso arrivano, ma sono a metà: Il Museo non dà soluzioni ma solo un percorso di liberazione.

 E, alla fine, la sensazione è che Laure abbia cercato per tutta la vita informazioni e risposte, ma si sia accontentata di quello che gli anni le hanno restituito. Dopo tanta disperata ricerca, la serena accettazione è una conclusione a suo modo, ma a me è risultata dissonante.

Il Museo delle Promesse infrante mi ha lasciato il sapore di un romanzo non inconcluso, ma inconcludente.

Dopotutto, sembra che, più che la verità, Laure cercasse il perdono. Perché l’unica verità che infine emerge è che nessuno è del tutto innocente.

Da leggere se cerchi un romanzo che parli di libertà e di quanto sia difficile non solo ottenerla , ma anche capire cosa sia davvero.

Le Frasi più belle del libro

“La consapevolezza che il mondo è un posto terribile, perché ti costringe a scegliere tra una patria che promette di farti soffrire e la sofferenza che devono sopportare quelli che scelgono di rinunciare alla patria”.

L’autrice Elizabeth Buchan

Elizabeth Buchan è un’autrice britannica, originaria del Surrey, laureata in Storia e Letteratura Inglese all’Università di Kent.

Sul suo sito personale si descrive come una lettrice appassionata, che ama scoprire di più sui libri che legge e sui suoi autori: non per nulla, la sua carriera professionale è iniziata come “blurb writer” per la casa editrice Penguin Book. Si occupava di scrivere bio e descrizioni per le copertine dei libri e solo in seguito è diventata editor di romanzi.

La passione per la scrittura, però, è stata più forte: ha mollato il lavoro in casa editrice per dedicarsi completamente ai suoi romanzi. Il suo primo romanzo di successo è “Consider the Lily”, che ha vinto il Premio racconto romantico dell’anno assegnato dalla Romantic Novelist’s Association.

Da allora ha pubblicato diversi titoli tra racconti, romanzi e libri di saggistica. L’unico altro suo libro tradotto in italiano, oltre a “Il Museo delle promesse infrante”, è “La rivincita della donna matura” edito da Piemme nel 2006.

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Angela

Da sempre innamorata delle storie mi sono laureata in Giornalismo ed Editoria, poi sono digievoluta in web copywriter per raccontarle online. Nel tempo libero leggo libri, stilo liste, vedo cose.

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