“Perché lo hai fatto?”
La compagnia dell’acqua, Giacomo Papi, Einaudi, p. 204
Otto ci pensò, ma non sapeva cosa dire.
“Per smuovere le acque, forse”
“Ma si muovevano già!” – alzò la voce il vecchio.
“Sì ma si muovevano come volevano loro” rispose Otto “Ora si muovono perché l’ho deciso io”
Recensione
Otto Vento ha undici anni, come tutti i bambini un po’ magici dei libri per ragazzi, vive con la mamma single e ha una nonna un po’ stramba alla quale piacciono le liste e un po’ meno le parole dei libri, che di tanto in tanto cancella con un grosso pennarello nero dai libri che riempiono la sua casa.
I suoi compagni di classe lo chiamano Skaraman per via dei suoi piccoli quanto indispensabili riti scaramantici, come camminare sulle mattonelle senza toccare le fughe. Tutto per colpa delle ansie “tipiche della sua età”, o anse, non lo ha capito bene quando la psicologa evolutiva gliene ha parlato. Vive ai margini della sua classe, quasi invisibile, tranne quando qualcuno dei compagni si accorge di lui per schernirlo.
Otto aveva annuito – certo sì i classici disturbi d’ansia tipici della mia età – anche se non sapeva bene che cosa fosse l’ansia e che cosa volesse dire, e si era vergognato a chiederlo. Immaginò fosse una specie di ansa, come le curve dei fiumi, una rientranza dell’umore, una macchia che lo rendeva diverso e più debole, e da quel momento incominciò a concepirsi concavo, un bambino che sembrava normale ma aveva un vuoto infilato da qualche parte, non capiva esattamente dove, forse dentro la testa o nella pancia oppure al posto del cuore.
La compagnia dell’acqua, Giacomo Papi, Einaudi, p. 11
Un pomeriggio, vittima dell’ennesimo dispetto, Otto cade in un vecchio pozzo, rischiando di annegare. Scopre così una Milano sotterranea e meravigliosa, abitata da piccoli strani animali chiamati Squasc – sono stati loro a salvarlo – e tante persone che dal mondo di sopra sono state abbandonate, cacciate o ne sono scappate. Una signora che assomiglia ad una Barbie anziana, Agata Smeralda che coltiva mimose mimetiche, un vecchio i cui occhi cambiano colore. Un vecchio comico che non fa più ridere e medita vendetta.
Cittadini invisibili di un mondo nascosto che ha una missione: proteggere gli abitanti della superficie dalla cosa peggiore che vive nelle fogne milanesi: la Malamorte. I suoi fumi stanno già invadendo Milano, incupendo gli animi delle persone. Se riuscisse a raggiungere la superficie sarebbe la fine: l’ultima volta, a memoria del vecchio, una grande guerra ha sconvolto l’umanità.
La SubMilano degli scarti, umani e non
Giacomo Papi ha scritto una bellissima favola urbana, che tra le vie di Milano e i suoi cunicoli sotterranei ci racconta la difficoltà di sentirsi diversi, la facilità di cedere alla cattiveria per sentirsi importanti, la superficialità con cui dimentichiamo gli altri, concentrati sulle nostre vite e sui nostri problemi.
Perché non è vero che gli uomini fanno solo quello che gli conviene, a volte fanno l’opposto. Quando il male arriva, li ubriaca e rallenta. Altrimenti non ci sarebbero state le guerre.
La compagnia dell’acqua, Giacomo Papi, Einaudi, p. 135
I custodi del sottosuolo si arrendono alla Malamorte e alla sua inevitabile avanzata, troppo fissati sull’idea di tenerla a bada per capire che l’unica strategia vincente è quella di affrontarla e confrontarsi con la paura. Sarà un bambino, dotato del coraggio ingenuo di chi ha troppi pochi anni per capire forse cosa ha da perdere, a salvare il mondo, ancora una volta.
La paura era svanita, la rabbia si era trasformata in voglia di far accadere le cose, cose mai viste, strabilianti e stupende, in grado di scompaginare la noia.
La compagnia dell’acqua, Giacomo Papi, Einaudi, p. 201
“La compagnia dell’acqua” racconta una storia che si svolge a metà giugno, all’inizio delle vacanze scolastiche, ma l’atmosfera è da perfetta lettura natalizia.
Surreale, romantico: vi farà pensare che c’è ancora un futuro possibile per questo vecchio pazzo mondo allo sbaraglio.
Buone letture!