“Sai, ho sentito dire che con questo metodo…”
Quante volte hai ascoltato frasi come questa? Solitamente seguite dalla spiegazione/proposta di qualche rimedio di medicina alternativa. Alice non ne può più. In particolare, quando a trasformarsi in “streghe” sono le sue bellissime, istruite, in carriera amiche d’infanzia. La soluzione? Una massiccia dose di sarcasmo.
Trama
Alice, Valeria, Lucia e Arianna sono amiche dai tempi dell’asilo.
Alice ha studiato medicina, ma l’idea di fare il medico l’atterrisce. Ha scelto così una strada diversa: quella della giornalista scientifica. Passa le sue giornate a spulciare MEDLINE, ricerche, bibliografie mediche, report su cure e sperimentazioni. Ne tira fuori aneddoti esilaranti o imprevedibili che rendono la narrazione frizzante e mai monotona.
Valeria sta per diventare mamma. È laureata in biologia molecolare ma, secondo Alice, sembra esserselo dimenticata nel momento stesso in cui ha scoperto la gravidanza: troppo impegnata a cercare rimedi della medicina “tradizionale”, preferibilmente applicati millenni prima dalla parte opposta del mondo.
Lucia, cultrice della sana e corretta alimentazione: dà una definizione morale persino alle patate lesse.
Arianna, infine, fa l’anestesista, ma ai suoi figli somministra cure omeopatiche. E impreca ogni qualvolta i pazienti guariti ringraziano Dio piuttosto che lo staff dell’ospedale.
Recensione “Le mie amiche streghe”
D’un tratto tutte le mie amiche sono diventate streghe. Sono ancora mie amiche, ma sono diventate incomprensibili. Per esempio, si affidano a pozioni misteriose per la cura di strane malattie della modernità dai sintomi generici che, per me, nemmeno esistono. Semmai, ti dicono, l’invisibilità del problema è prova del fatto che la modernità uccide in silenzio.
Le mie ami che streghe, S. Bencivelli, p. 7
La prima cosa che mi ha attirato di questo libro è stata la copertina. Poi il titolo. E, infine, mi sono detta: dopo l’ennesimo ristorante vegan-bio-supercalifragilisticoespiralidoso spuntato dietro l’angolo, non posso non leggerlo.
Sarà che io faccio del cibo e dell’ostilità verso la palestra uno stile di vita (ok non troppo sano, lo so). Sarà che questa Alice la vorrei a portata di vivavoce la prossima volta che sento partire una filippica sulle proprietà benefiche della radice orientale di turno. Sarà che la Bencivelli è ironica, sottile e che la sua Alice è imperfetta al punto giusto, ma è impossibile non adorare questo romanzo e ho già in mente un paio di persone a cui consigliarlo (come conferma o ispirazione).
Il bello di queste quattro donne è che non vengono da meandri di oscura ignoranza in cui probabilmente vivono tutte quelle che su alcuni gruppi facebook fanno domande da brivido (se segui la pagina del Signor Distruggere sai di cosa parlo). Sono donne in carriera, istruite, soddisfatte e felici. Eppure, a un certo punto iniziano a chiedersi “sì, ma se funzionasse? Che mi costa provare?”
“Ma dai…! Non essere così tecnica. Si dice che lui senta la tua rotazione, che la senta, e la imiti. E così si gira”.
Le mie amiche streghe, S. Bencivelli, p. 7
La sente? Si Dice?
Alice, agguerrita, armata di ironia e di una tonnellata di aneddoti e riferimenti scientifici come argomentazioni, si trova volente o nolente a guidare questa crociata non, nota bene, contro le buone abitudini e la sana alimentazione, ma contro i “si dice”, gli stereotipi e i luoghi comuni. Perché quando era poco più che una bambina ha scoperto di poter stare a testa in su e provare a contare le stelle…quindi quale altra impresa potrà mai sembrare impossibile a confronto? Le cose, o meglio le spiegazioni semplici non le piacciono. E trattenersi, quando si è circondate da streghe, è difficile.
– Una bacca di Goji… viene dalla Mongolia
Le mie amiche streghe, S. Bencivelli, p. 25
– Valeria, con queste bacche recuperi il chilometro zero delle zucchine – ho bofonchiato a bocca piena – Questa roba è a chilometro ottomila, suppergiù.
Tutto quello di cui si parla negli ultimi anni, Silvia Bencivelli lo affronta con il rigore di chi non crede nei “si dice” e la simpatia di un personaggio protagonista che è adorabile soprattutto quando diventa insistente e irritante con queste amiche streghe. Vaccini, dieta del gruppo sanguigno, cibo a km 0, bacche di Goji, omeopatia, olio di palma, oroscopi. Sì persino i vecchi oroscopi che la parrucchiera le propina con aria convincente.
In fondo il mio problema è sempre lo stesso, da quando ho capito di potere contare le stelle.Cioè detesto le cose semplici, soprattutto se sono sbagliate.
Le mie amiche streghe, S. Bencivelli, p. 89
Detesto le persone che si credono speciali e che cercano pareri di unicità in posti dove la natura ci ha dato complessità, ma non singolarità.
Detesto chi la fa facile, detesto i puri e le anime candide.
Detesto quelli delle arringhe tecnofobiche contro internet, che un tempo potevano essere “di sinistra” mentre oggi sono sinceramente conservatori.
Detesto quelli che si credono colti perché ascoltano la classica alla radio, o perché vanno a festival culturali.
detesto quelli che dicono che le donne, eh le donne, le donne sono superiori, e soprattutto “multitasking”.
Detesto quelli che i giovani, eh i giovani, ah i giovani, e poi scopri che intendono i minori di 45 anni.
Detesto chi si affida alle euristiche: quelle del bel tempo che fu e quelle delle multinazionali del terrore, quelle dei servi del potere e quelle del buon selvaggio, quelle dei politici ladri e quelle dell’Italia primo paese al mondo per patrimonio gastroagroculturalpaesaggisticoarcheologicoartisticonaturale.
Detesto chi si accontenta. Detesto chi pretende che mi accontenti anch’io. E mi arrabbio quando mi accorgo che io stessa a volte mi accontento.
Una precisazione è d’obbligo: Alice non ha mica nulla contro quelle piccole fissazioni personali che abbiamo più o meno tutti . Nemmeno lei in fondo ne è immune. L’operazione agli occhi che deve fare per correggere il proprio strabismo la terrorizza. Terminato l’intervento, si convince che ci sia qualcosa di diverso. Che uno dei suoi occhi non assomiglia più al vecchio se stesso.
“Mi piace, perché alla fine della storia tu, che hai paura della malattia e del dolore, esattamente come tutti gli altri, e che coltivi i tuoi angoli di irrazionalità esattamente come tutti gli altri, ti arroghi il privilegio di avere l’unica fonte di malessere che, a tuo dire, è immune proprio all’irrazionalità. Anzi: della stregoneria”.
Le mie amiche streghe, Bencivelli, p.138
“No, carina: io parlo dell’irrazionalità collettiva, non di quella personale, di cui riconosco di essere vittima come tutti. Parlo dell’irrazionalità che diventa moda, che fa mercato. Sugli occhi non mi pare che questo esista. O almeno: io non l’ho incontrato. Se uno ha bisogno degli occhiali, si mette gli occhiali, punto”.
Valeria tace.
Ché in fondo i suoi occhi che ci vedevano doppio avevano capito proprio tutto: cioè che la realtà non è una sola, anche se ci piacerebbe perché così tutto sarebbe più facile.
Ecco cosa ci trovo nelle stelle: ci trovo due bellezze, con la seconda che si richiede un occhio più allenato, e la prima che è quella che vedono tutti.
Le mie amiche streghe, p. 142
Non è che se ti fai due domande in più sulle cose, queste diventano più brutte. Diventano più difficili, forse, all’inizio, ma poi quando le capisci è divertente, e tutto diventa più chiaro, più luminoso. Non solo: la bellezza che vede l’occhio facile, quello delle emozioni, quello che hanno tutti, è la meraviglia, a volte anche spaventosa, che ti fa venire voglia di capirci di più.
Ne “Le mie amiche streghe” la trama e i personaggi sono solo una scusa per dare la parola ad Alice (e all’autrice). Perché leggerlo? Perché non so quanti libri abbiano la stessa capacità di parlare con leggerezza ma senza superficialità di temi “caldi” come questi che fanno infervorare chiunque. E poi anche tra i vostri amici e parenti, colleghi e vicini di casa, ci saranno streghe o stregoni, no? Tra i miei sì e adesso spaccerò questo libro come non ci fosse un domani.
L’Autrice Silvia Bencivelli
Silvia Bencivelli, come la sua Alice, è laureata in Medicina, ma lavora come giornalista e speaker radiofonica in ambito scientifico.
Buone letture!