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L’orologiaio di Filigree Street – Natasha Pulley | Recensione

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Tutto nella vita di Keita Mori sembra il risultato di un perfetto incastro di incredibili coincidenze, ma, secondo qualcuno, quando si tratta di lui, le coincidenze sono solo una mera illusione. Se ne accorgerà anche Nathaniel, invischiato suo malgrado in un attentato della campagna dinamitarda feniana, che coinvolse Londra a fine ‘800. Come e perché è riuscito a scampare miracolosamente a quell’attentato?

“Ci sarà un’esplosione” disse Mori
“Oh che bello, un vero piacere. Sarò coinvolto anche in questa o c’è la possibilità di vederla un po’ più da lontano?”

Keita Mori e Nathaniel Steepleton in L’Orologiaio di Filigree Street, p. 270

Riassunto

Nel 1883 Londra è nel mirino di quella che verrà storicamente ricordata come la campagna dinamitarda feniana: una serie di attentati ad opera del Clan na Gael, movimento nazionalista radicale irlandese.

Thaniel Steepleton lavora come telegrafista al Foreign Office sulla Whitehall, nella zona più a rischio attentati. Una sera, tornato nella stanza in affitto in cui vive, con la minaccia di un imminente attentato che lo assilla, scopre che qualcuno si è introdotto nel suo appartamento. Caso curioso, lo sconosciuto, invece di portar via qualcosa, lascia un oggetto: un orologio d’oro da taschino. Rotto. Sulla calotta Thaniel trova incisa la firma dell’orologiaio: Mori.

L’episodio prende una piega inquietante dopo qualche giorno con una seconda incursione nella sua stanza, in seguito alla quale l’orologio inizia a funzionare. Recatosi al pub con i colleghi dopo il lavoro per festeggiare di essere scampati ad un attentato preannunciato, è costretto a uscire quando improvvisamente il suo orologio inizia ad emettere un suono insopportabile. Thaniel fa appena in tempo a mettere piede fuori dal pub, mentre un boato lo investe alle spalle. La bomba infine è scoppiata.

La coincidenza è preoccupante. Ancora sconvolto per essere stato a un passo dalla morte e per la consapevolezza che chiunque gli abbia lasciato quell’orologio conoscesse luogo e orario dell’attentato si reca immediatamente dall’orologiaio. Qui si incrociano per la prima volta, almeno per il telegrafista, le strade di Thaniel e Keita Mori. E, poco dopo, per un serie di eventi, quella di Grace Carrow: brillante studentessa di fisica in un mondo in cui gli studi non sono considerati una priorità per una donna, alle prese con un esperimento che potrebbe garantirle una borsa e il proseguimento dei suoi studi. Il suo scopo: provare scientificamente l’esistenza fisica dell’etere.

Era una raccolta di favole. Grace lo prese lentamente e si sentì del tutto abbandonata. In quelle di storie di fate,c’era sempre quale personaggio troppo poco magico per sentire parlare gli alberi o vedere gli elfi tra i rami, qualche personaggio che il bosco lasciava silenziosamente, volutamente fuori. Non aveva mai pensato di poter essere un personaggio così.

“L’orologiaio di Filigree Street”, N. Pulley, p. 226


Grace Carrow, l’improbabile figlia di un Lord, l’impossibile studentessa dai capelli corti, perennemente attorniata di sostanze tossiche e lavagne piene di numeri, sarà l’unico imprevisto. L’unica nota stonata in una trama di coincidenze che odorano di storia già scritta, o almeno appuntata da qualche parte.

Recensione

L’orologiaio di Filigree Street è stato ufficialmente il mio libro dell’estate 2017! Il romanzo Steampunk d’esordio di Natasha Pulley, autrice britannica di 29 anni, in Italia è stato tradotto dalla Bompiani solo a due anni di distanza dalla pubblicazione in lingua originale e nello stesso anno di uscita del suo secondo romanzo: “The Bedlam Stacks“.

Dalla Londra vittoriana al Giappone dell’epoca del rinnovamento sotto l’imperatore Mutsuhito, la trama si dipana su un unico filo rosso tra le mani di Keita Mori, prodigioso e misterioso artigiano di ingranaggi stupefacenti. L’orologiaio è giunto a Filigree Street, Londra, dopo anni al servizio di un Ministro giapponese e un’infanzia vissuta nel dubbio privilegio quale figlio illegittimo della moglie di un daymo (un nobile giapponese). Tutto nella sua vita sembra un perfetto incastro di irripetibili e incredibili coincidenze, ma, secondo qualcuno, quando Keita Mori è nei paraggi, le coincidenze sono una mera illusione.

Era il brano che Mori suonava ogni mattina. Il programma diceva che la sonata era stata composta appositamente per l’occasione.

“L’orologiaio di Filigree Street”, Natasha Pulley, p. 147


Intrigante, ambiguo, avvincente. “L’orologiaio di Filigree Street” è un libro che consiglierei ad occhi chiusi agli amanti di qualsiasi genere. 

Il ricco e affascinante contesto storico

Nel romanzo di Natasha Pulley passeggiamo per le biblioteche di Oxford, proibite alle donne se non accompagnate da un uomo (o travestite come tale), insieme a Grace e al suo amico Akira Matsumoto, discendente di una nobile casata giapponese, studente di lettere e amante della poesia, dallo stile decisamente eccentrico.
Visitiamo il villaggio giapponese di Hyde Park, dove il té nero britannico è proibito.
Respiriamo l’aria di culture che si incontrano e si scontrano. Il nazionalismo irlandese che rivendica attentati e quello del giapponese che teme la contaminazione irreversibile della propria cultura, la perdita della propria identità e l’occidentalizzazione per mano del nuovo imperatore che ha ridotto i cavalieri (i daymo), antichi samurai, a funzionari di stato. Interessante in questo senso il personaggio di Yuki Nakamura, giovanissimo e agguerrito sostenitore dell’identità giapponese, nato e cresciuto in Inghilterra, che sceglie un approccio violento per affermare le proprie idee contro quelli che ritiene traditori delle proprie origini

Il triangolo, quasi quadrilatero, insomma ci siamo capiti (spoiler alert)

Il finale mette a posto tutti i pezzi del puzzle, eppure mi ha lasciato un forte senso di inquietudine. Quel bullone tra le mani di Keita, il discorso di Thaniel sulla necessità che Mori non scopra mai il piano di Grace. Che Mr. e Mrs. Steepleton sarebbero stati una pessima coppia è chiaro fin dall’inizio. Grace lo avrebbe sacrificato e reso un marito da tappezzeria, mettendo se stessa sempre al primo posto (la domanda di Mori su dove sia il pianoforte di Thaniel nella nuova casa di Kensington è decisamente sibillina). Che Thaniel sia innamorato di Mori, e viceversa, diventa altrettanto evidente capitolo dopo capitolo. Tuttavia, questo finale in cui ognuno siede a fianco del proprio vero amore ne “L’orologiaio di Filigree Street” mi risulta molto poco idilliaco. In fondo Thaniel teme davvero che Mori potrebbe fare in modo che Grace muoia, se si sentisse ostacolato da lei (cosa di cui peraltro l’ha già minacciata non tanto velatamente). Sarà che non sono una fan delle coppie in stile “brucerò il mondo intero per averti”, ma c’è un ingranaggio rotto in questa conclusione della storia. Voi amereste una persona che lascerebbe morire chiunque pur di avervi? Mori è un personaggio meraviglioso, ama Thaniel più di ogni altra cosa, ma il suo potere e la sua nonchalance nell’utilizzarlo lo rende anche estremamente ambiguo e pericoloso.

Le ultime parole, dunque, le spendo su Matsumoto: le sue battute, quello stile da dandy (ricorda un po’ Bryce della saga “Black Friars” di Virginia de Winter) e le sue piccole gelosie ben celate lo rendono in assoluto il mio personaggio preferito in questo romanzo. Il suo pensiero su Mori, tra l’altro, coincide con l’idea che me ne sono fatta io.

P.S. anche io voglio un polpo meccanico che mi gira per casa e mi ruba i calzini, se non altro la mattina saprei dove andare a cercare la metà di tutte le coppie inesorabilmente spaiate.

P.P.S.
 Incredibilmente, se cercate il titolo in inglese o i nomi dei personaggi su google, noterete che l’internet è già pieno di fanfiction su Thaniel/Mori, Grace/Thaniel etc.

Buone letture!

Angela

Da sempre innamorata delle storie mi sono laureata in Giornalismo ed Editoria, poi sono digievoluta in web copywriter per raccontarle online. Nel tempo libero leggo libri, stilo liste, vedo cose.

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