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L’ultimo elfo di Silvana De Mari | Recensione

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“È un elfo” disse il cacciatore allibito
“Sì, in effetti è un elfo” confermò la donna con voce atona
Sei in cerca di guai?” chiese l’uomo
No, ci inciampo dentro senza farlo apposta

L’Ultimo Elfo è un romanzo fantasy, parte della saga “Il Ciclo degli Ultimi”.  É una fiaba di quelle che profumano di latte, biscotti (e contraddizioni del mondo reale). Adatta a grandi e bambini.

I libri fantasy in Italia (piccola premessa)

Qualche anno fa fa sono stata ad un incontro con Nadia Terranova e Fabio Geda alla Delfini di Modena e, tra le tante altre cose, si è parlato di fantasy. I ragazzi italiani ne leggono tanti, ma si tratta per lo più di saghe americane. Nel nostro Paese, “a parte alcune eccezioni quali la Troisi, il fantasy lo trattiamo poco o non sappiamo trattarlo”, aveva ammesso Geda, al massimo per imitazione dei cugini anglofoni. Senza provare a cercare, spiegava ancora, “una via europea”. Lui e Marco Magnone ci hanno provato con la saga Berlin.

La Saga elfica scritta da Silvana De Mari

Mi sono detta: dopo tanti fantasy americani la mia prossima lettura del genere sarà di un autore italiano. Mi sono imbattuta, mentre spulciavo Emilib, ne L’ultimo elfo di Silvana de Mari, primo di una saga di 5 volumi (pubblicati da due diversi editori). 

Un libro pluripremiato e tradotto in diverse lingue…ma, c’è un ma.

Una delle mie massime d’oro come lettrice è una frase letta ai tempi delle medie (ergo millenni fa) nel libro “Il giovane Holden”:

“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”

Il Giovane Holden, Salinger

Da qui alla modalità fangirl, solitamente il passo è breve. Tralasciando autori/autrici transoceano per ovvi motivi pratici, negli ultimi anni mi è capitato con autori come Fabio Genovesi o Alessandro d’Avenia, che ho potuto “conoscere” di persona ad alcuni incontri organizzati in zona.

Nel caso di “L’ultimo elfo”, l’istinto post-lettura è stato opposto. Mi spiegherò meglio più avanti. Intanto parliamo del libro, del perché mi è piaciuto e del perché questo abbia accentuato le mie perplessità.

Trama: la storia di Yorsh, l’ultimo elfo

“Sua nonna diceva che se sognavi abbastanza forte le cose diventavano vere”

L’Ultimo Elfo, Silvana De Mari, p. 8

Yorsh, diminutivo di un impronunciabile nome da elfi, ha solo 3 anni quando è costretto a fuggire dalla propria casa, distrutta dall’ultimo degli incessanti acquazzoni che da anni ormai  imperversano sulla mondo. Infreddolito, affamato, incapace ancora di utilizzare a pieno i propri poteri si imbatte in un vecchio casolare e nel suo temporaneo inquilino: un’umanaLe cose non potrebbero andare peggio. 

“Ma il punto non è questo: ti ricordi nella seconda dinastia runica la storia dei nani? Prima li hanno perseguitati perché portavano la barba, poi perché non ce l’avevano più.semplicemente volevano le loro miniere.  Stavano partendo le esplorazioni per le coste orientali e serviva argento per le navi”

L’ultimo elfo, Silvana De Mari, p. 188

Elfi e uomini non sono in buoni rapporti da secoli: sono loro ad aver trincerato in “Posti da Elfi” quelli della sua razza, isolandoli in luoghi inospitali e razionando le loro provviste. Quell’umana, Yorsh rammenta dai racconti della nonna, potrebbe decidere di cucinarlo col rosmarino e farne la sua cena.  Invece, Sajra, seppur diffidente verso un popolo dai poteri imprevedibili e pericolosi, non riesce ad abbandonare quello che in fondo è solo un cucciolo in mezzo alla tempesta.
Iniziano così i problemi dei due, ai quali ben presto si unisce un terzo compagno di viaggio: Monser, un cacciatore, che si pone la giusta domanda: quali crimini hanno compiuto lui e Sajra nella vita precedente per meritarsi questo casino?

“Bene signori, disse l’uomo, è stato un vero piacere conoscervi, oserei dire un autentico spasso. Non vorrei che tutta questa felicità mi potesse fare male, quindi me ne riparto per la mia strada di orrendo cacciatore che spiaccica le zanzare per diletto, campa mangiando i conigli, e prospera vendendo le loro pelli. Mi auguro che, se la mia strada rincrocerà la vostra, farà in tempo a scappare prima che mi vediate”
Il piccolo elfo sembrava interessato a quella scoperta.
“Ah davvero? Agli umani la felicità non gli fa bene? Per questo vi sforzate così tanto  a stare male! Non è solo che siete stupidi!”

L’ultimo elfo, Silvana De Mari, pp. 22-23

Gli Elfi non dovrebbero girare liberamente per la terra. Figuriamoci tra gli umani. Figuriamoci con due umani.

Mimetizzare Yorsh non è una passeggiata, tanto più che il piccolo elfo, per cui l’ironia e il sarcasmo umano
sono un vero e proprio mistero,  interviene spesso e volentieri a sproposito, contribuendo con una solerzia disarmante ad aggravare situazioni già critiche e porta tutti in più di un’occasione sull’orlo della forca.

Una vecchia profezia incisa in rune elfiche sulle mura di Daligar, anche se ancora non lo sanno, lega il loro incontro ad un destino futuro, piuttosto che a un’immaginaria colpa commessa in una vita passata. L’ultimo elfo e l’ultimo drago sono destinati insieme a cambiare le sorti del mondo. Non resta che trovarlo.

13 anni dopo, in una terra in cui gli uomini sono sempre più sottomessi al volere di un subdolo e avido Giudice Amministratore, la profezia, quasi dimenticata da quello che ormai è diventato un giovane elfo, troverà la sua strada.

Pensò che non c’erano più draghi, perché la solitudine li aveva estinti.
Pensò che non si può vivere secolo dopo secolo, a covarsi la propria magnificenza e solitudine.
Pensò che l’importante non sono le cose, ma il senso che noi diamo alle cose.
Prima o poi la morte attende tutti. Più importante del rimandare la morte è darle un senso.

L’ultimo Elfo, Silvana De Mari, p. 244

Recensione del libro

“L’ultimo elfo” è una storia per bambini o ragazzi, lo è sotto tanti aspetti: l’amore spontaneo, genuino – oserei dire ingenuo – di Yorsh per colei che, secondo la profezia, è destinato a sposare; la dicotomia morale dei personaggi, divisi tra protagonisti e antagonisti, buoni e cattivi. Il Giudice amministratore o i perfidi Tracarna e Stramazzo non hanno uno spessore psicologico, ma sono quello che sono: villains di libri per bambini.

Quella di Silvana De Mari è una fiaba, pura e bellissima. Mi chiedo solo come abbia fatta a scriverla lei. Curiosa come sempre, quando mi trovo alle prese con la mia prima lettura di un autore, mi
sono fatta un giro su internet per conoscerla meglio e, inizialmente, ho pensato di trovarmi di fronte a un caso di omonimia. Non riuscivo a credere che la stessa donna che mi aveva fatta emozionare con la storia di un popolo di elfi bandito dal mondo da umani per mera paura, potesse aver fatto dichiarazioni simili:

“Sono indignata che attivisti Lgbt entrino nelle scuole, pagati con denaro pubblico, a dire il falso, ovvero che essere gay è una cosa bellissima”

Fonte: L’ultima ribattuta

“Insisto che occorre parlare di omoerotismo, l’omosessualità non esiste, e ad usare il termine asessuato omoerotico il fascino dell’omosessuale subisce un crollo verticale”

Fonte: Intellettuale Dissidente

La De Mari, medico chirurgo con una specializzazione in endoscopia ne fa una questione di salute, che estende, per amor di par condicio, anche alle coppie etero che scelgono di praticare sesso anale. L’argomentazione perde già di senso quando, come ho letto altrove, dichiara “le lesbiche fanno meno danni e mi inquietano meno” (Il Giornale). Per non parlare di quando inizia a parlare di lobby omosessuali che si disinteressano alle coppie perseguitate dall’Islam, perché in realtà il vero scopo di questi gruppi è quello di distruggere il cristianesimo, non di difendere i diritti LGBT.

Chiudo con un’altra teoria della De Mari, tra le altre cose, citata per incitamento all’odio razziale: “il delirio dell’uguaglianza tra i sessi“.

“Il coraggio è una virtù virile e ci vuole il testosterone” ha spiegato De Mari su Io Donna “Il coraggio è infatti prerogativa degli uomini come “quelli che nelle fiabe vanno a salvare le principesse, ma le fiabe classiche sono state vietate in Francia e anche in Italia perché troppo sessiste” ha insistito la scrittrice.

Si tratta della stessa autrice (ne sono ancora sconvolta) che scrive queste parole nella scena in cui vengono designate le nuove leggi:

“Ognuno può cercare di essere felice come può” disse una donna
La voce di Moron aggiunse: “Non è vietato essere un elfo”
Yorsh scrisse anche quello. Robi e Cala confabularono a lungo, in mezzo a strane risatine, poi Cala, rossa fino alle orecchie, mentre Robi si nascondeva dietro di lei, espresse l’ultima legge: “Uno può sposare chi vuole, ma proprio chi vuole, anche se è un po’ diverso, e nessuno gli può dire niente”

L’Ultimo Elfo, Silvana De Mari, p. 253

In 28 anni di vita e quasi altrettanti di libri, credo di non essere mai rimasta così perplessa dalla scollatura tra mano narrativa e vita reale. Almeno, per quanto riguarda una lettura contemporanea.
La casa editrice Giunti, con cui l’autrice ha pubblicato i suoi ultimi titoli, si è trovata a doversi difendere dopo una pioggia di mail arrivata all’inizio del 2017:

“A tutti i lettori che ci hanno scritto negli scorsi mesi abbiamo spiegato che le posizioni di De Mari sono esclusivamente sue” fanno sapere dalla casa editrice Giunti, in questi giorni al Bologna Children’s Book Fair con un suo stand. “Quando abbiamo firmato il contratto con Silvana De Mari noi abbiamo valutato esclusivamente la sua produzione letteraria. Ma, ovviamente, i toni violenti di certe sue recenti affermazioni non ci sono sfuggiti” Fonte Io donna

“L’ultimo elfo” rimane un libro bellissimo, ma questo è un blog delle mie letture con tutte le riflessioni annesse e questo appunto mi sembrava dovuto, perché è un’informazione sull’autrice che mi si è incollata in testa e non posso farci niente.

Gli altri libri Silvana De Mari

L’Ultimo Elfo (pagine 317) è disponibile anche in formato audiolibro, se preferisci questo formato.

Fa parte di un ciclo di sette romanzi fantasy per ragazzi intitolato “La Saga degli Ultimi”, con due prequel de “L’ultimo Elfo” :

  • Arduin il Rinnegato
  • Io mi chiamo Yorsh 
  • L’ultimo elfo
  • L’ultimo orco
  • Gli ultimi incantesimi
  • L’ultima profezia del mondo degli uomini
  • L’ultima profezia del mondo degli uomini. L’epilogo

Ha, inoltre, scritto “La Trilogia di Hania” e, prima dell’Ultimo Elfo, otto romanzi singoli di vario genere.

Buone letture!

Angela

Da sempre innamorata delle storie mi sono laureata in Giornalismo ed Editoria, poi sono digievoluta in web copywriter per raccontarle online. Nel tempo libero leggo libri, stilo liste, vedo cose.

Questo articolo ha un commento

  1. Cora

    Ciao è un post vecchio ma ho letto il libro ora e ci tenevo a dire una cosa. A me è successa la stessa cosa con il libro di Forrest Carter, Piccolo Albero. Non so se lo hai letto, è bellissimo, profondo, commovente, tristissimo. Pensavo che l’autore fosse una persona speciale, molto sensibile, parlava di boschi e foreste come se comunicasse con la natura ma soprattutto parlava di indiani d’America in un modo che lasciava trasparire profondo rispetto ed empatia. Quando ho scoperto che era stato membro del Ku Klux Klan, che era stato promotore di leggi segregazioniste e razziste mi sono sentita quasi violentata, c’era un tale abisso fra ciò che scriveva e quelli che erano stati i suoi valori e le sue azioni nella vita! Com’è possibile tale discrepanza in un autore? In quel caso mi sono sentita quasi presa in giro, nonostante ribadisca che il libro era molto molto bello.

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